Trota marmorata

Trota marmorata

Trota marmorata

Caratteristiche della trota marmorata

Pesce top per noi pescatori, ha una livrea è caratterizzata da un’alternanza di macchie chiare e scure, irregolari e spesso fuse tra loro, che formano un disegno intricato chiamato “marmorizzatura”, da cui il nome dell’animale.

La colorazione della livrea, però, è fortemente influenzata sia dall’ambiente in cui vivono gli animali presi in considerazione sia dal periodo dell’anno. Si possono notare, infatti, animali con colorazioni tendenti al bianco mentre altri possono essere più scuri tendenti al marrone.

Corpo è slanciato e cilindrico, capo grande, bocca molto grande con dentatura robusto e la mascella che oltrepassa il bordo posteriore dell’occhio.

La maturità sessuale è raggiunta al 2°-3° anno dai maschi e un anno dopo dalle femmine. I riproduttori risalgono i fiumi e gli affluenti principali per raggiungere zone a fondo ghiaioso, in acque poco profonde (10-40 cm), di solito alla fine delle buche. La frega avviene nei mesi di novembre e dicembre, con modalità analoghe a quelle della trota fario, con la quale può ibridarsi.

In età giovanile si nutre di insetti e crostacei che trova sul fondo. Raggiunte maggiori dimensioni inizia a predare pesci, soprattutto scazzoni, sangunerole, barbi canini ed anche trotelle.

Può superare il metro di lunghezza totale e i 15 kg di peso corporeo.

Habitat

L’habitat preferito è il tratto medio-superiore dei corsi d’acqua di maggiore portata, ricchi di rifugi e buche profonde, a valle della zona della trota fario. Si trova spesso associata con il temolo, lo scazzone, i ciprinidi reofili (barbo, cavedano, vairone), e la fario stessa.

Questa variante di trota è possibile trovarla in tutti i corsi d’acqua e laghi subalpini italiani e sloveni. Il suo areale è infatti limitato ai corsi d’acqua e ai bacini lacustri di grandi dimensioni che sfociano nel mare Adriatico.

Endemica del distretto padano-veneto, fino a quarant’anni fa la marmorata era la trota tipica dei corsi d’acqua del versante meridionale delle Alpi, compresi quelli del Trentino. Oggi è divenuta scarsa un po’ ovunque ed è scomparsa in molte località a causa dell’utilizzo delle portate per scopo idroelettrico, dell’artificializzazione degli alvei e dei frequenti ripopolamenti con trote “pronta pesca” acquistate in pescicoltura, che riducono il fiume a contenitore del materiale di allevamento.

Si è visto che, interrompendo le semine, in ambiente favorevole la trota marmorata torna spontaneamente ad insediarsi. Un grave pericolo è rappresentato dall’inquinamento genetico, conseguente all’utilizzo di ceppi di pescicoltura per ripopolare le acque libere.

Tecnica di pesca

La trota marmorata sfrutta le ore notturne per spostarsi e, di giorno, si apposta tendendo agguati alle prede che vengono trasportate dalla corrente.

Per insidiarla la si può cercare in zone che ama come le curve delle rive, dietro i sassi che frangono la corrente o dietro tronchi caduti, nelle buche dove si creano i rigiri, tra le radici sommerse, a valle delle cascate, nelle fossette sul fondale in zone a corrente non elevata.

Questo pesce può essere pescato con una moltitudine di esche sia naturali che artificiali. Sono sicuramente da preferire esche naturali come camola o varie specie di lombrichi ma danno buone possibilità anche le riproduzioni artificiali in silicone. Le mosche (tricotteri, effimere, ditteri), riproduzioni di insetti allo stadio larvale ed adulti, sono impiegate invece nella tecnica pesca a mosca. Invece minnow e mipps vengono utilizzati nello spinning. I colori e le dimensioni delle varie esche possono variare in base allo spot scelto ed al momento della giornata.